sabato 28 febbraio 2015

IL PARLAMENTO NON HA RICONOSCIUTO LO STATO DI PALESTINA. Manlio Di Stefano - M5S

 
Non ci sono altre parole per definire ciò che è accaduto oggi in aula ad opera del PD.
Incredibili in astuzia quanto ignobili nel vendersi i diritti dei palestinesi.
Il gioco è stato questo, il Governo ha approvato la mozione del PD che diceva di "prevedere il riconoscimento" (quando? come?) ma anche quella di NCD che lega il riconoscimento al proseguimento degli accordi di Oslo (fermi da appena 20 anni). In sostanza, senza tanti giri di parole, oggi il Parlamento italiano NON HA RICONOSCIUTO LO STATO DI PALESTINA anzi, gli ha messo una pietra tombale addosso.
Incredibile persino il voto favorevole e il giubilo di SEL alla mozione del PD, evidentemente abituati alla fedeltà verso quel gruppo che ogni anno li porta con se in Parlamento non hanno ben capito cosa stessero votando.
Fortunatamente però a chiarire tutto ci ha pensato direttamente l'ambasciata israeliana che ho subito diffuso un comunicato stampa col quale si dice SODDISFATTA per il NON riconoscimento.

Deputati della maggioranza, quanto vale la vostra dignità? Non vi sono bastate le migliaia di vittime civili di questi ultimi 20 anni? Che schifo...

Questo è il mio discorso di oggi dove spiego tutto, sono felice, e li ringrazio per questo, di aver visto in tribuna l'Ambasciatrice palestinese, il Presidente del Corpo Diplomatico della Lega Araba e un folto gruppo di civili palestinesi che mi hanno poi fermato fuori da Montecitorio per ringraziarmi.
Questa è la gioia vera che noi portavoce proviamo ogni giorno, la riconoscenza.

Il mio lavoro per i diritti del popolo palestinese non finisce qui, credetemi, prima o poi ce la faremo.


Manlio Di Stefano - M5S


https://www.facebook.com/video.php?v=897507650307362&pnref=story

giovedì 26 febbraio 2015

L'ESSERE FASCISTA. di Silvia Franceschini

Premetto che io non appartengo a nessun movimento politico, non mi reputo una comunista, non vado a manifestare con la bandiera rossa o col pugno alzato. Se fosse per me non dovrebbero esistere idee politiche radicali, estremiste nè dall'uno nè dall'altro lato. Il problema è questo..io non considero il fascismo un movimento politico; quando si parla di fascismo non si parla di politica, ma solo di criminalità! E trovare persone che a tutt'oggi ancora inneggiano a Mussolini e fanno il saluto fascista è davvero deleterio per l'intera società, un affronto alla storia italiana, alla cultura, un affronto a tutti quei partigiani che hanno dato la vita per liberare il nostro Paese! L'interiorità di una persona fascista non può certo essere pura, piena di amore e di valori per la giustizia e la libertà se si continuano a perseguire ideali riprovevoli come quelli di Mussolini.
Ingenuamente ho avvertito un mio ex contatto su facebook che tra le sue amicizie c'era un fascista. Riporto il testo del mio messaggio: "Tra gli amici hai un fascistone che inneggia a Mussolini, che come immagine profilo ha lo stemma del Partito Fascista e non te ne sei mai accorto". Questa è stata la sua gentile ed educata risposta: "Mi dispiace scoprire che sei una banale antifascista utile idiota dei rothschilds-system...... come ti permetti di credere di essere migliore degli altri....per partito preso. Non sai quanta rabbia mi fanno le persone insulse come te... giovani falsi ma vecchi veri...sei vecchia...ripeti schemi mentali senza analisi e rispetto di ..te stessa...della tua intelligenza.E poi, sì più educata,,,abbi rispetto delle idee delle persone....per colpa del tuo atteggiamento scoppiano le guerre civili pechè tu credi di essere migliore di un ... fascista....che poi è una etichetta SPORCA che brutte persone come te appicciccano al prossimo ... per massacrarle facilmente...umiliarle..isolarle....quando queste persone possono essere anche meglio di te...peggiori...uguali.... ma chi sei... ma chi siete?????? vai a studiare... e porta rispetto....sono stanco di vedere milioni di SERVI E STUPIDI E ARROGANTI E VIOLENTI servitori del sionismo antifascista,antisocialista,anticomunista... oppure peggio...sei una spia....che tradisce la fiducia di persone come me che non ha paura di nascondere il proprio pensiero LIBERO nazionalsocialista... mentre tu non sai nemmeno CHI SEI... COSA VUOI....solo una con il cervello controllato dalla vulgata dominante sionista. Mi hai fatto proprio arrabbiare." Nonostante tutti questi insulti gratuiti gli ho gentilmente porto i miei saluti inviandogli soltanto questo video del nostro grande presidente Pertini..

http://www.youtube.com/watch?v=TP_2w2oencM

"Vede, io sono fedele al precetto di Voltaire, ed è questo: 'dico al mio avversario: "Io combatto la tua fede che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi sino al prezzo della mia vita perchè tu possa sempre esprimere liberamente il tuo pensiero". Ecco qual è la mia posizione..Io non sono credente, ma rispetto la fede dei credenti. Io, ad esempio, sono socialista, ma rispetto la fede politica degli altri e la discuto, posso anche discutere con loro, ma loro sono padroni di esprimere liberamente il loro pensiero..io sono democratico in questo senso, ma veramente". Il giornalista gli domanda: "Rispetta anche la fede polica dei fascisti?" Il presidente: "No. Questa la combatto con altro animo. Il Fascismo per me non può essere considerata una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così. Il Fascismo, a mio avviso, è l'antitesi delle fedi politiche. Il Fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di vera politica parlando del Fascismo, perchè il Fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui, chi non era fascista era oppresso..e quindi non si può parlare di vera fede politica chi opprime le fedi altrui e chi combatte. Io combatto, ma combatto su un terreno democratico".

SEMPRE FIERA DI ESSERE ANTIFASCISTA ED ANTISIONISTA.

Silvia Franceschini

Osservazione dello scrittore algerino Tahar Lamri. 18 Febbraio 2015




                                    (Tahar Lamri, scrittore algerino naturalizzato italiano)



"L'islam è sotto osservazione: vengono pesati, soppesati, registrati e dati in pasto alla rete ormai persino i respiri dei musulmani. E qualche musulmano si presta a questi giochi idioti col pretesto di "esperimenti sociali". Girano due video (li metto nei commenti).
- Uno sul sito di Repubblica con un sedicente imam, mascherato da imam che vuole convincerci che i milanesi sono razzisti o islamofobi. La didascalia del video dice: "ha indossato la veste tipica dell'imam". Cosa è la veste tipica dell'imam? Nessuno lo sa. La persona del video è vestita con un "qamis" saudita che suscitava, mi ricordo, commenti simili anche per le strade di Algeri alla fine degli anni 70 quando qualcuno pensò di fare bene a vestirsi così abbandonando millenari e splendidi abiti magrebini come il barnus, la gandura e la qashabiya.
- L'altro video, su diverse testate, di un imam saudita che afferma che la terra non gira sul suo asse. Gli imam sauditi dicono ogni giorno cose ancora più assurde di questa e sono, come nel caso di questo video, presi in giro prima dai musulmani stessi. L'imam in questione non va contro Galileo ma contro la stessa storia dell'Islam. Abu Reyhan Al-Biruni ha detto le stesse cose che disse Galileo ma 500 anni prima di Galileo ed è festeggiato il 4 settembre di ogni anno in Iran e visse con tutti gli onori nell'Islam, mentre sappiamo cosa è successo a Galileo e prima di lui Copernico, i cui resti sono stati individuati soltanto nel 2008 in Polonia.
Immaginate musulmani che postano video di creazionisti americani insinuando che tutti gli americani la pensano così. Basta con queste idiozie, non ci portano da nessuna parte".


1° video: http://video.repubblica.it/edizione/milano/passeggiata-da-imam-in-giro-per-milano-tra-insulti-e-diffidenza/192450/191412

2° video:  http://video.corriere.it/teologo-islam-contro-galilei-la-terra-ferma/bbbbebf4-b6e2-11e4-a17f-176fb2d476c2?cmpid=SF020103COR

mercoledì 25 febbraio 2015

RIVELAZIONI SCONVOLGENTI DI TIZIANO TERZANI DI OLTRE 12 ANNI FA!


RIVELAZIONI SCONVOLGENTI DI OLTRE 12 ANNI FA!



Ecco cosa disse lo scrittore e giornalista corrispondente di guerra TIZIANO TERZANI al festival della letteratura a Mantova nel lontano 2002:

"Spero che non avrete occasione di ricordare quello che vi dico. L'IRAQ vuol dire poi attaccare l'IRAN. Sharon ha già detto che il vero cattivo della regione è GHEDDAFI, per cui poi c'avremo a che fare con la SIRIA e questo gioco non finirà mai...".
- Marzo 2011: Intervento militare della Nato nella LIBIA di GHEDDAFI.
- Settembre 2014: L'America entra in guerra in SIRIA con l'appoggio della coalizione.
- Anno 2015: ?

Infine sentite come racconta la strategia del mainstream mediatico mondiale!

(dalla pagina Facebook di Claudio Cominardi-M5S)


https://www.youtube.com/watch?v=kN1VFP5fOts


lunedì 23 febbraio 2015

Sono Israele, sono sionista. di Silvia Franceschini


                                     




Sono Israele, sono sionista. Dopo la guerra mondiale l'Inghilterra mi mandò in Palestina dove arabi ed ebrei mi accolsero a braccia aperte. In quella terra mi trovai talmente bene che decisi di prendermela tutta. Iniziai a cacciare qualche migliaio di palestinesi e dissi loro che non sarebbero più ritornati. 

Dentro le loro case ci sistemai i miei coloni. Ma tutto questo non mi bastò, allora iniziai a demolirne sempre di più (che dentro ci abitassero i palestinesi poco importava, sempre meglio qualche musulmano in meno che in più). 

L'Inghilterra non avrebbe mai permesso di espandermi così prepotentemente, allora creai un'organizzazione terroristica, la Irgun, ma si rivelò troppo moderata, io volevo di più, desideravo sempre di più, bramavo per una creazione di uno Stato, uno Stato tutto mio, quindi fondai la banda Stern che con una lunga serie di attacchi terroristici riuscì a cacciare dalla Palestina anche Londra. 

Il grosso ormai era fatto, mi bastò un po' di vittimismo per l'olocausto ebraico ad opera del mio amico Hitler, un po' di propaganda, un po' di omertà da parte dei media e un muro di acciaio e calcestruzzo lungo tutta la striscia di Gaza..perchè i palestinesi sono terroristi. 

A tutt'oggi, con la scusa dei razzetti che lanciano da Gaza, io sparo ai pescatori, ai contadini..ai civili, e bombardo intere zone massacrando migliaia di palestinesi. Che goduria quando le mie bombe centrano i bambini! Ecco, così sono nato..sono Israele, sono sionista.


Silvia Franceschini




Intervista a Salameh Ashour su 'Islamofobia' e ISIS - di Stefano Zecchinelli con la collaborazione di Silvia Franceschini

Pubblicata sul giornale on line "l'Interferenza". Direttore: Fabrizio Marchi





La comparsa sullo scacchiere mediorientale del ‘fenomeno’ ISIS – ora semplicemente IS, quindi Stato Islamico – ha fortemente contribuito ad alimentare la propaganda islamofoba nel mondo occidentale; un vero e proprio bombardamento mediatico molto simile, per la modalità e la rozzezza degli attacchi, a quello portato avanti nell’era Bush.
Per approfondire la questione abbiamo rivolto alcune domande  a Salameh Ashour, Imam e Presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, in particolare proprio sui temi  dell’ “islamofobia” occidentale,della propaganda di guerra e del conflitto medio-orientale.

D. Presidente, qual è la  sua opinione sulla cosiddetta ”islamofobia” promossa dai mass media in tutto il mondo occidentale, con particolare riferimento alla situazione italiana?

R. La situazione italiana è parte di un progetto complessivo che vuole alimentare la conflittualità verso il mondo islamico; tutto questo è iniziato con l’attacco alle Torri Gemelle, quindi possiamo dire che è una strategia che parte da lontano.
Nel momento in cui ebbe fine la guerra fredda con l’Urss, era necessario creare un nuovo nemico visibile e  utile a giustificare i finanziamenti che gli USA e i Paesi che girano nella loro orbita elargivano (e continuano ad elargire) alle multinazionali delle armi, permettendo a queste di arricchirsi. I nemici visibili e reali potevano essere due: o la Cina (che poteva davvero rappresentare un pericolo per l’egemonia americana); o il mondo musulmano. Gli Usa optarono per l’Islam, data anche la natura post-coloniale dei governi ( Egitto, Tunisia, Arabia Saudita, ecc … ); in questi paesi gli americani crearono dei regimi che impedivano e tuttora impediscono alle persone di vivere una vita democratica ed egalitaria, cioè quella vita “tranquilla” che viene vissuta dagli europei  dopo la vittoria sul nazi-fascismo. Gli Usa sono i primi a non volere il cambiamento in questi paesi per poter, restando in affari con le dittature arabe, riscuotere i profitti dell’industria petrolifera. Tutto questo consente agli Usa di tenere la situazione sotto controllo.
I gruppi dominanti che sfruttano le risorse del mondo hanno il maggiore interesse ad alimentare l’islamofobia; questi non vogliono altro che impaurire la popolazione, creando insicurezza, in modo che si accettino tacitamente gli enormi finanziamenti dati alle multinazionali delle armi.
Tutta questa propaganda, ovviamente, è falsa: l’Islam si fonda sulla convivenza pacifica – convivenza che dura dal VII secolo in tutto il mondo arabo – fra musulmani, ebrei, cristiani e persone di altre appartenenze religiose; basti osservare Paesi come la Siria, l’Iraq, il Libano e la Palestina fino alla creazione dello Stato di Israele.
L’islamofobia è, per concludere, uno strumento dei grandi gruppi finanziari che vogliono mantenere il Medio Oriente sottomesso a regimi dittatoriali ed anti-popolari; così facendo l’imperialismo continua a ridurre i popoli alla fame.

D. Lei ha fatto riferimento anche allo scontro fra USA e URSS, quasi facendo un parallelismo fra questo e l’aggressione nord-americana al mondo arabo. A suo parere c’è una connessione ideologica fra l’anticomunismo e l’islamofobia ?

R. Sicuramente il capitalismo e l’imperialismo Usa hanno minato la convivenza fra etnie portatrici di culture diverse. Gli Usa hanno appoggiato i colpi di Stato in America Latina impedendone lo sviluppo, assicurandosi petrolio e risorse, spogliando questi popoli delle ricchezze a vantaggio dei generali golpisti e delle multinazionali. Come si può giustificare tutto questo, in nome dell’anticomunismo? L’anti-islamismo, oggi, ha per gli Usa la stessa funzione.
Gli Usa oggi appoggiano i regimi dittatoriali nel mondo arabo così come ieri appoggiavano criminali come Pinochet e altre dittature militari in America Latina in nome dell’anticomunismo. Bisognerebbe invece lavorare per assicurare, al contrario, istruzione, sanità e democrazia, e invece anche i più semplici bisogni delle persone non vengono garantiti, non solo, ma vengono sistematicamente calpestati anche i più elementari diritti dell’uomo.
L’Islam invece vuol dire giustizia, rispetto dei diritti altrui, quindi queste dittature non hanno nulla a che fare con l’Islam stesso ma vogliono solo legittimare il loro potere.
Di sicuro, da un certo punto di vista, l’islamofobia ha le stesse radici ideologiche dell’anticomunismo, perché i gruppi che ne traggono vantaggio sono sempre gli stessi. Siamo governati da un governo occulto che vuole sottomettere i popoli.
Oggi gli Usa – ad esempio – sfruttano l’ISIS da loro stessi creato, per costruire il cosiddetto “nuovo” medio-oriente allineato con i progetti egemoni sionisti. Insomma, il mondo arabo viene rimodellato sulla base della costituzione di tanti piccoli Stati asserviti al neocolonialismo occidentale.
Israele vuole che l’ ANP (Autorità Nazionale Palestinese) riconosca lo stato sionista in quanto Stato per soli ebrei, ma questo è un concetto razzista perché esclude oggettivamente gli arabi. E intanto Israele  continua a erigere muri, distruggendo tutti i quartieri arabi, sia islamici che cristiani, obbligando le popolazioni locali a fuggire.
Dobbiamo opporci con forza a questo progetto.

D. In America è stato teorizzato lo scontro di civiltà fra Occidente e Islam. In conseguenza di ciò, USA e Israele hanno dato vita ad  una guerra preventiva ideologica che ha preceduto l’aggressione militare vera e propria. Le chiedo: in un paese come l’Italia, che peso hanno avuto giornalisti e scrittori come Oriana Fallaci e Magdi Allam nell’egemonizzare e condizionare culturalmente le masse? Quanto ha contribuito la letteratura di guerra della Fallaci nel creare un insieme di luoghi comuni difficili da eradicare? Crede che la situazione di degrado culturale e di disinformazione nel nostro paese abbia raggiunto un alto livello di gravità?

R. Penso che nei paesi occidentali, quindi anche l’Italia, ci sia una crisi di valori molto profonda. C’è un progetto ben consapevole e lucido che ci ha portati in questa situazione. Oggi, ad esempio, la famiglia è scomparsa, non esiste più.  E se non c’è più la famiglia allora non c’è neanche più amore; questo modello di società li esclude entrambi.
Oriana Fallaci è stata inquadrata per diffondere questo tipo di mentalità americanizzante. E Magdi Allam chi è? Una persona comune che diventa all’improvviso vice-direttore del più grande quotidiano italiano. Come è potuto accadere tutto questo quando ci sono uomini e giornalisti di grande cultura che non riescono a trovare un inserimento adeguato? Anche Magdi Allam è stato inquadrato per diffondere paura e ostilità verso l’Islam. Questo è il suo compito conforme ad un progetto preciso. E qui mi viene in mente un libro dal titolo eloquente: “Giornalisti comprati”, scritto da Udo Ulfkotte, uno dei più importanti corrispondenti esteri del più prestigioso quotidiano tedesco: “Frankfurter Allgemeine”, dove ha dichiarato di essere stato pagato dalla CIA per 17 anni e che insieme ad altre centinaia di persone ha lavorato per favorire la Casa Bianca.
Le persone devono combattere tutto questo studiando, informandosi, riflettendo. Il Capitalismo, che agisce in maniera selvaggia non rispettando certi valori e regole, vuole ridurre l’uomo a uno strumento di produzione e di consumo, per conformarlo ai “valori” delle società consumistiche come quelle americane.
L’Italia ha potuto mantenere una sua autonomia grazie all’opera e al lavoro politico di grandi statisti che avevano il senso della patria  e dello stato. Ora questi grandi leader non ci sono più ed è anche per questo che l’ignoranza avanza favorendo la corruzione che è tipica dei paesi totalitari. C’è una crisi di valori; quali sono oggi le persone che godono della pubblica ammirazione? Quelle che ostentano ricchezza e vivono di apparenza. Il nostro compito è opporci a questo processo, attraverso l’informazione e la crescita culturale e morale delle persone.

D. Ci parli dei rapporti fra colonialismo occidentale, wahabismo e sionismo. Qual è la sua opinione sul fenomeno ISIS? Le chiedo in particolare di approfondire questo aspetto: rappresentanti del Likud (partito di destra israeliano) continuano a fare visita a questi terroristi lungo il confine siriano offrendo loro assistenza medica e logistica. Possiamo dire che l’ISIS faccia gli interessi di  Israele? Insomma, quanto e in che modo, oggi, l’ISIS è funzionale allo stato israeliano ?

R. Di certo l’ISIS non rappresenta l’Islam. Ci sono tanti versi del Corano e detti del profeta che affermano ad esempio che quando un soldato si arrende o viene catturato non può essere ucciso. Ed i civili non solo non devono essere uccisi, ma devono essere addirittura difesi e non maltrattati. I video divulgati dai mass media occidentali servono a trasmettere questo messaggio: ”L’ISIS rappresenta l’Islam e quindi i musulmani devono essere combattuti in quanto sono potenziali terroristi”. Questa guerra servirebbe anche agli USA per disfarsi delle armi accumulate nei loro magazzini, una guerra funzionale alla creazione di ciò che Condoleezza Rice chiamò il “nuovo medio oriente”. Israele, nell’ambito di questo progetto, diventa una super-potenza regionale; è quindi evidente che ad Israele serve l’ISIS come rappresentazione di un Islam pericoloso. Faccio una domanda: ”Chi arma questi gruppi terroristici ? E chi acquista il petrolio che loro vendono a bassissimo prezzo? Sicuramente sia le armi che il petrolio devono per forza passare attraverso i confini di Iraq e Siria con uno o più Paesi della cosiddetta alleanza per combattere l’ISIS. E come mai molti feriti dei cosiddetti gruppi islamici che combattono in Siria e in Iraq vengono curati negli ospedali israeliani?

A cura di Stefano Zecchinelli con la collaborazione di Silvia Franceschini.
http://www.linterferenza.info/esteri/salameh-ashour-islamofobia-arma-di-ditrazione-di-massa/

Ilan Pappè. “Destra e sinistra israeliana non hanno mai fatto i conti con la propria natura coloniale”di Sergio Cararo

Articolo scritto da Sergio Cararo.




Nonostante l’intervento a gamba tesa della lobby sionista sull’Università di Roma Tre, si è tenuta lo stesso la conferenza “Europa e Medio Oriente oltre gli identitarismi” con lo storico israeliano Ilan Pappè.  Gli organizzatori – tra cui diversi docenti delle università romane, hanno dovuto cambiare la location. Dall’iniziale aula in piazza Campitelli al centro congressi di via dei Frentani gestito dalla Cgil. L’aula della conferenza alle 14.00 era già strapiena e con posti in piedi. E’ stata approntata un’altra sala con un collegamento audiovisivo con la sala principale ed anche questa si è rapidamente riempita. Insomma sul piano della partecipazione – moltissimi i giovani – un risultato importante che potrebbe spegnere la boria dei sionisti nostrani per aver ostacolato la conferenza con Ilan Pappè.
L’atteso intervento dello storico israeliano, preceduto da altri molto interessanti tra cui quello dell’antropologa dell’università di Londra Ruba Salih e seguito da quello di Moni Ovadia, è stato una sorta di lectio magistralis per capacità di sintesi e profondità.
Pappè è partito da una importante differenza tra colonialismo e insediamento coloniale (settler-colonialism). Questo secondo caso si ha quando si colonizza un altro paese e “ci si reinventa come abitanti del paese che è stato colonizzato”. Casi come questi sono quelli avvenuti in passato negli Stati Uniti, in America Latina, Australia e Nuova Zelanda. Ma i due casi recenti di insediamento coloniale sono proprio il Sudafrica e la Palestina.
Su questi temi, secondo Pappè, spesso il dibattito accademico  è stato più avanzato di quello messo in campo dagli attivisti per la Palestina o della stessa campagna Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) verso Israele. Solo guardando alle cose con questa visione si può discutere correttamente del sionismo. “Quella dell’insediamento coloniale è oggi la mentalità di Stato in Israele… il sistema politico israeliano – di destra e di sinistra – non ha mai fatto i conti con la propria natura coloniale” ha affermato Pappè.
La differenza tra ospiti e invasori, la prima come pretesa anche del sionismo “di sinistra” – racconta Ilan Pappè -  è stata al centro di una fitta corrispondenza tra il sionista di sinistra Martin Buber e Gandhi, nel  tentativo di arruolare quest’ultimo a sostegno del sionismo. Ma Gandhi non si è fatto trascinare dall’invito di Buber, al contrario gli ha spiegato che un ospite è tale fino a quando non pretende di invaderti la casa. Un vizio di fondo che, secondo Pappè,  è presente  anche nei sionisti di sinistra di oggi che continuano a discutere solo in termini di “concessioni” ai palestinesi.  Una visione unilaterale che ha condizionato anche i processi di pace da Oslo in poi e che alla fine è diventata conveniente anche per molti europei e molti palestinesi per non affrontare i nodi della questione. I palestinesi invece sono consapevoli del peso del sionismo e degli insediamenti coloniali. “In Israele e in Palestina ormai siamo alla terza generazione di coloni e di palestinesi  sotto l’occupazione”. Ma per gli israeliani “l’obiettivo è di avere più Palestina possibile … con meno palestinesi possibile, rinchiudendoli in quelli che ormai sono dei Bantustan”.
Ilan Pappè è poi entrato nel merito anche della questione “politica”, affermando che quando “politica e realtà non coincidono, diventa difficile avere una strategia”. “Quella dei due popoli per due stati appare così una prospettiva percorribile, mentre a Gaza pensano che sia meglio proseguire con la resistenza armata”.
Infine Pappè ha posto l’attenzione su tre nodi:
-          Il primo è il focus sui diritti civili e umanitari dei palestinesi piuttosto che sui diritti nazionali e religiosi, perché in questa dimensione può essere coinvolta anche Israele
-          Il secondo è il futuro dei coloni israeliani. Quella dei palestinesi non ha niente a che fare con la religione ma è una lotta anticolonialista
-          Il terzo è che le università e il dibattito accademico non devono avere paura di parlare di sionismo o della pulizia etnica del 1948, perché una discussione vera su questi temi consentirebbe anche ai giornalisti e ai media di poter scrivere su questa materia con meno condizionamenti.
Una relazione decisamente interessante quella di Ilan Pappè sulla quale ci sentiamo di segnalare un punto, se non di dissenso quantomeno di approfondimento. Se il focus infatti diventano i diritti civili e umanitari dei palestinesi si corre il rischio – che si è cercato di contrastare in questi anni – di ridurre la questione palestinese ad una dimensione umanitaria piuttosto che politica. Una visione questa che ha aumentato i consensi nel mondo della solidarietà internazionale ma anche in settori del movimento palestinese a fronte delle difficoltà dell’opzione politica della liberazione nazionale. Quella mancata convergenza “tra politica e realtà” segnalata appunto da Pappè che ha reso via via più silente il progetto politico nazionale palestinese dopo la repressione violenta della Prima e della Seconda Intifada, sembrerebbe così realizzare quel “politicidio” dei palestinesi denunciato giustamente da Baruch Kimmerling. Obiettivamente l’opzione politica palestinese si è manifestata con maggiore determinazione lì dove pure l’emergenza umanitaria è più forte, cioè a Gaza, ma si è manifestata attraverso la rappresentazione dell’islam politico in tutte le sue sfaccettature, incluse le peggiori. Al contrario in Cisgiordania tende a prevalere la contaminazione dell’opzione civile e umanitaria come dimensione prevalente del problema palestinese.  Il tentativo dell’Olp di rompere l’assedio e la bantustanizzazione dei palestinesi attraverso il riconoscimento nelle sedi internazionali (Assemblea plenaria delle Nazioni Unite, Corte Penale Internazionale) è una strada che va perseguita con determinazione. A tale proposito, merita essere segnalato che il 19 febbraio il Parlamento italiano dovrebbe essere chiamato a pronunciarsi sul riconoscimento dello Stato Palestinese dopo il rinvio della discussione avvenuto alcune settimane fa. Sarà una occasione importante per verificare se la questione palestinese ha ancora la forza di porsi come questione politica anche nell’agenda italiana.
Una seconda osservazione va indirizzata invece al mondo accademico e universitario che anche in questa occasione ha dovuto fare i conti con le pesanti ingerenze della lobby sionista. Il successo e l’interesse tra molti giovani e studenti per la conferenza con Ilan Pappè – e la sua stessa esortazione nel terzo dei suoi punti elencati come decisivi - sta a lì a dimostrare quanto possa essere importante un impegno sistematico dei docenti e del mondo accademico nel dibattito su tali questioni. Occorre una grandissimo coraggio e una capacità di tenuta non indifferenti per resistere all’ostracismo e alle ingerenze sioniste anche in questi ambiti, ma una battaglia di verità e di libertà merita sempre di essere combattuta e di pretendere il sostegno reale e non formale di chi ne comprende il valore.

Sergio Cararo

http://contropiano.org/articoli/item/29197