Palestina - Israele


Fiamma Nirenstein: "Israele ha occupato la West Bank LEGALMENTE" di Silvia Franceschini



Questa mattina, mentre sorseggiavo comodamente e serenamente un buon cappuccino, ho acceso involontariamente la tv e sempre involontariamente mi sono sintonizzata su Canale 5! La mia tranquillità è stata immediatamente interrotta dalla visione della faccia in primo piano della sionista Fiamma Nirenstein (designata come prossima ambasciatrice dello stato di Israele in Italia, dal premier Netanyahu), mentre scorrevano le immagini sconvolgenti dell'ISIS e di donne con il burca, accompagnate dalla sua voce al telefono. In risposta alle domande del giornalista Maurizio Belpietro pronunciava queste parole (io le definirei menzogne allo stato puro).."palestinesi terroristi; c'è una specie di israelofobia, che è la nuova forma di antisemitismo che rischia di diventare un fenomeno clamoroso che riporta l'Europa a più di 50 anni fa; Israele viene accusato di tutte le peggiori falsità..qui bisogna cambiare marcia se non vogliamo vedere altri accoltellamenti, se non vogliamo vedere altri omicidi come a Bruxelles o a Tolosa; si accusa Israele di essere un Paese di Aparthide, mentre se solo vai in un ospedale israeliano, malati e medici, ebrei e arabi stanno letto a letto fianco a fianco; si accusa israele di pulizia etnica, mentre il numero dei palestinesi è enormemente aumentato invece che diminuito; la si accusa di volere uccidere i giovani palestinesi soltanto perchè c'è una reazione nei confronti di quelli che con i coltelli si avventano addosso ai civili, ai poveracci che camminano per le strade..."
Ma poi ne ho sentita una davvero clamorosa uscire dalla sua bocca.."la questione delle colonie risale al 1967, quando ci fu una guerra in cui la Giordania insieme ad altri paesi arabi attaccò Israele, e la West Bank che apparteneva alla Giordania fu occupata, legalmente (!) da Israele, perchè vinse questa guerra"!!! Quindi a dire della Nirenstein queste terre colonizzate sarebbero occupate LEGALMENTE. Secondo questa sua perversa teoria. i prodotti provenienti dalla West Bank sarebbero di appartenenza di Israele, perchè Israele ha occupato quelle terre LEGALMENTE.
Questo è il risultato di una caparbia ed assidua campagna denigratoria nei confronti dei palestinesi che Israele, tramite i suoi fantocci sparsi per il mondo come la Nirenstein, ci propina da decenni.
L'accusa di antisemitismo è stata creata da Israele per permettere ai sionisti di commettere le loro nefandezze nei confronti dei palestinesi in assoluto silenzio...carnefici, quindi, ma vittime agli occhi dell'Occidente.


Silvia Franceschini



"Lo sapevate che Israele...?"

- Lo sapevate che gli israeliani non-ebrei non possono comprare o affittare terra nell'entità sionista?
- Lo sapevate che, nonostante la sua recentissima fondazione, (1948) è il Paese che ha collezionato il maggior numero di risoluzioni di condanna dell'ONU?
- Lo sapevate che nega sistematicamente il diritto di voto alla maggioranza palestinese, che altrimenti eleggerebbe il proprio Governo?
- Lo sapevate che ammette legalmente la tortura come metodo poliziesco e di coercizione, passando inosservato agli occhi di Amnesty International?
-Lo sapevate che è stato condannato da una risoluzione dell'ONU del 1974 che definiva il sionismo  come ideologia razzista?

- Lo sapevate che le targhe palestinesi sono di colore diverso per distinguere gli ebrei dai non-ebrei?

- Lo sapevate che Israele assegna l'85% dell' acqua agli ebrei ed il 15% restante è diviso fra tutti i Palestinesi nei territori? Per esempio ad Hebron, l'85% dell'acqua è convogliato a circa 400 coloni, mentre il 15% deve essere diviso fra 120.000 Palestinesi?
-Lo sapevate che occupa impropriamente ampi territori fregandosene dei  continui avvertimenti da parte della Comunità Internazionale?

- Lo sapevate che gli Stati Uniti danno ai sionisti 5 miliardi di dollari di aiuti ogni anno?

- Lo sapevate che gli aiuti che annualmente gli Stati Uniti concedono ad Israele sono maggiori di quelli che gli Stati Uniti assegnano all’intero continente  africano?

- Lo sapevate che Israele è l'unico paese del Medio Oriente che ha armi nucleari?

- Lo sapevate che Israele è l' unico paese del Medio Oriente che rifiuta di firmare il trattato di non proliferazione nucleare?

- Lo sapevate che Israele attualmente occupa i territori di una nazione sovrana (la Siria) sfidando impunemente le risoluzioni del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite?

- Lo sapevate che Israele ha ordinato l’assassinio dei suoi nemici politici in altri paesi (le famose 'operazioni chirurgiche'...)?

- Lo sapevate che gli ufficiali dell’Alto Comando delle forze israeliane hanno ammesso pubblicamente di giustiziare i prigionieri di guerra disarmati?

- Lo sapevate che Israele rifiuta di perseguire i soldati che hanno riconosciuto ed ammesso  l'esecuzione dei prigionieri di guerra?

- Lo sapevate che Israele confisca ordinariamente i depositi bancari, i commerci e la terra e rifiuta di pagare le compensazioni a coloro che le subiscono?

- Lo sapevate che Israele si oppone o ignora 69 risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite?
- Lo sapevate che l' odierno Israele si estende su di un territorio sul quale esistevano oltre 400 villaggi palestinesi ora scomparsi?

- Lo sapevate che i quattro primi ministri di Israele (Begin, Shamir, Rabin e Sharon) hanno partecipato ad azioni terroristiche o altri attacchi contro civili, a
massacri di donne e bambini, ad espulsioni forzate dei civili dai loro villaggi?

- Lo sapevate che il ministero degli esteri israeliano paga due ditte americane di pubbliche relazioni per promuovere Israele agli Americani?

- Lo sapevate che il governo di coalizione di Sharon include un partito xenofobo - Molodet -che sostiene l’espulsione di tutti i Palestinesi dai territori occupati?

- Lo sapevate che gli insediamenti illegali sono aumentati durante gli otto anni trascorsi dagli accordi di Oslo? 
 
- Lo sapevate che Israele ha dedicato un francobollo ad un uomo che ha attaccato un bus civile uccidendo diverse persone ed ha dedicato un monumento ad un fanatico colono - Baruch Goldestein - che nel 1996 uccise senza motivo più di 30 musulmani in preghiera?

- Lo sapevate che Israele è l'unico paese al mondo in cui la tortura verso i prigionieri e detenuti è legale?

- Lo sapevate che i rifugiati palestinesi compongono maggior parte della popolazione di rifugiati del mondo?



            

"Gaza: bambini uccisi mentre giocavano a palla..per Israele è stato solo un errore" di Silvia Franceschini


                         (A tribute to Mohammed, Ahed, Zakaria, and Mohammed Bakr, killed by terrorist Israel. Artist: Amir Schiby)

Ricordate quei quattro bambini colpiti da un missile lanciato dall'esercito israeliano mentre giocavano a calcio sulla spiaggia di Gaza? Israele ha chiuso l'indagine! Si è trattato di un errore di indentità, i bambini sono stati scambiati per quattro uomini armati!! Si è trattato di un incidente, quindi non perseguibile in sede penale! Chissà come sarebbe andata invece, se si fosse trattato di quattro bambini israeliani..."Spietato attacco terroristico"? Con i se e con i ma...

Silvia Franceschini

 

 

Corsi e ricorsi "mediatici" di Silvia Franceschini

È di pochi giorni fa la notizia di improvvisi quanto ingiustificati bombardamenti su Gaza da parte dell'esercito israeliano, ed Hamas ieri ha risposto all'attacco lanciando (a vuoto ) un paio di missiletti Qassam. Israele, infuriato per l'affronto subìto, "ri"risponde all'attacco di Hamas sganciando altre bombe su Gaza. Sulle testate, come da copione, si legge."Hamas ha lanciato due missili verso il sud di Israele (zone disabitate, ndr), Israele risponde all'attacco di Hamas"! Corsi e ricorsi "mediatici".

Silvia Franceschini

 

 

Sono Israele, sono sionista. di Silvia Franceschini

                                     


Sono Israele, sono sionista. Dopo la guerra mondiale l'Inghilterra mi mandò in Palestina dove arabi ed ebrei mi accolsero a braccia aperte. In quella terra mi

 trovai talmente bene che decisi di prendermela tutta. Iniziai a cacciare qualche migliaio di palestinesi e dissi loro che non sarebbero più ritornati. Dentro le

 loro case ci sistemai i miei coloni. Ma tutto questo non mi bastò, allora iniziai a demolirne sempre di più (che dentro ci abitassero i palestinesi poco importava, 

sempre meglio qualche musulmano in meno che in più). L'Inghilterra non avrebbe mai permesso di espandermi così prepotentemente, allora creai 

un'organizzazione terroristica, la Irgun, ma si rivelò troppo moderata, io volevo di più, desideravo sempre di più, bramavo per una creazione di uno Stato, uno 

Stato tutto mio, quindi fondai la banda Stern che con una lunga serie di attacchi terroristici riuscì a cacciare dalla Palestina anche Londra. Il grosso ormai era 

fatto, mi bastò un po' di vittimismo per l'olocausto ebraico ad opera del mio amico Hitler, un po' di propaganda, un po' di omertà da parte dei media e un 

muro di acciaio e calcestruzzo lungo tutta la striscia di Gaza..perchè i palestinesi sono terroristi. A tutt'oggi, con la scusa dei razzetti che lanciano da Gaza, io 

sparo ai pescatori, ai contadini, a qualche civile, e bombardo intere zone massacrando migliaia di palestinesi. Che goduria quando le mie bombe centrano i bambini! Ecco, così sono nato..sono Israele, sono sionista.


Silvia Franceschini




"La Palestina esiste da sempre" Silvia Franceschini

La Palestina non ha bisogno di ricevere la concessione da parte degli altri Stati per essere riconosciuta, la Palestina è sempre esistita, ancor prima di noi, prima degli antichi romani..Chi siamo noi che ergendoci a grandi giudici decidiamo se un popolo millenario ha o non ha il diritto di esistere nella propria terra?

Silvia Franceschini



Era carta, penna e voce della resistenza palestinese..


                                  Vittorio Arrigoni (Besana in Brianza, 4 febbraio 1975 – Gaza, 15 aprile 2011)

Era un ragazzo pieno di vita, di ideali, di forza e di bontà d'animo. Lottava contro ogni forma di ingiustiza, contro gli oppressori, contro il male. Si era innamorato di un popolo intero, un popolo che lo aveva accolto a braccia aperte ed aveva affidato a lui il proprio destino, la speranza, un futuro...Vittorio aveva sposato la Palestina.

Viveva a Gaza insieme a pescatori, contadini, bambini..si poneva come scudo umano per proteggerli nei pescherecci, nei campi, nelle scuole e dentro le ambulanze. E' stato ferito, è stato catturato, è stato torturato..ma poi ritornava tra la sua gente, sempre più forte e sempre più tenace, con il sorriso.
Era carta, penna e voce della Resistenza palestinese.

Vittorio era...e continua ad essere, resiste dentro i cuori di chi lo ha amato, anche di chi non lo ha conosciuto. 




Silvia Franceschini






"La Palestina è..." - Silvia Franceschini -




La Palestina non e' solo la gente morta ammazzata, non e' solo  poverta', miseria, paura ed angoscia. La Palestina non e' solo la fame, la disperazione, i corpi lacerati e mutilati.. La Palestina esiste, vive, e si nutre con l'amore, con la condivisione, con la lotta, con la speranza, con la fratellanza, con la forza e con gli ideali! La Palestina e' il simbolo della resistenza e della vita.
 
Silvia Franceschini





Differenze di colonizzazione tra Israele e Italia. di Silvia Franceschini

Concetto di colonizzazione per il governo israeliano e per il governo italiano: 

In Israele, Netanyahu si impegna a far smantellare con esercito e bulldozer le case dei palestinesi per costruire illegalmente nuove strutture per i coloni israeliani; 



In Italia, Renzi si impegna a sfrattare le famiglie italiane riducendole sul lastrico, ad accogliere legalmente i migranti dall'Africa, sotto consiglio dell'Europa, e ad offrire loro cure mediche, servizi di ogni genere e nuove strutture.


(Per molti pseudo comunisti pacifinti i palestinesi sono da compatire, gli italiani no).



La differenza tra i due governi sta solo nella violenza..Israele usa la violenza fisica, l'Italia quella psicologica.

Silvia Franceschini




Intervista a Salameh Ashour su 'Islamofobia' e ISIS - di Stefano Zecchinelli con la collaborazione di Silvia Franceschini

Pubblicata sul giornale on line "l'Interferenza". Direttore: Fabrizio Marchi





La comparsa sullo scacchiere mediorientale del ‘fenomeno’ ISIS – ora semplicemente IS, quindi Stato Islamico – ha fortemente contribuito ad alimentare la propaganda islamofoba nel mondo occidentale; un vero e proprio bombardamento mediatico molto simile, per la modalità e la rozzezza degli attacchi, a quello portato avanti nell’era Bush.
Per approfondire la questione abbiamo rivolto alcune domande  a Salameh Ashour, Imam e Presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, in particolare proprio sui temi  dell’ “islamofobia” occidentale,della propaganda di guerra e del conflitto medio-orientale.

D. Presidente, qual è la  sua opinione sulla cosiddetta ”islamofobia” promossa dai mass media in tutto il mondo occidentale, con particolare riferimento alla situazione italiana?

R. La situazione italiana è parte di un progetto complessivo che vuole alimentare la conflittualità verso il mondo islamico; tutto questo è iniziato con l’attacco alle Torri Gemelle, quindi possiamo dire che è una strategia che parte da lontano.
Nel momento in cui ebbe fine la guerra fredda con l’Urss, era necessario creare un nuovo nemico visibile e  utile a giustificare i finanziamenti che gli USA e i Paesi che girano nella loro orbita elargivano (e continuano ad elargire) alle multinazionali delle armi, permettendo a queste di arricchirsi. I nemici visibili e reali potevano essere due: o la Cina (che poteva davvero rappresentare un pericolo per l’egemonia americana); o il mondo musulmano. Gli Usa optarono per l’Islam, data anche la natura post-coloniale dei governi ( Egitto, Tunisia, Arabia Saudita, ecc … ); in questi paesi gli americani crearono dei regimi che impedivano e tuttora impediscono alle persone di vivere una vita democratica ed egalitaria, cioè quella vita “tranquilla” che viene vissuta dagli europei  dopo la vittoria sul nazi-fascismo. Gli Usa sono i primi a non volere il cambiamento in questi paesi per poter, restando in affari con le dittature arabe, riscuotere i profitti dell’industria petrolifera. Tutto questo consente agli Usa di tenere la situazione sotto controllo.
I gruppi dominanti che sfruttano le risorse del mondo hanno il maggiore interesse ad alimentare l’islamofobia; questi non vogliono altro che impaurire la popolazione, creando insicurezza, in modo che si accettino tacitamente gli enormi finanziamenti dati alle multinazionali delle armi.
Tutta questa propaganda, ovviamente, è falsa: l’Islam si fonda sulla convivenza pacifica – convivenza che dura dal VII secolo in tutto il mondo arabo – fra musulmani, ebrei, cristiani e persone di altre appartenenze religiose; basti osservare Paesi come la Siria, l’Iraq, il Libano e la Palestina fino alla creazione dello Stato di Israele.
L’islamofobia è, per concludere, uno strumento dei grandi gruppi finanziari che vogliono mantenere il Medio Oriente sottomesso a regimi dittatoriali ed anti-popolari; così facendo l’imperialismo continua a ridurre i popoli alla fame.

D. Lei ha fatto riferimento anche allo scontro fra USA e URSS, quasi facendo un parallelismo fra questo e l’aggressione nord-americana al mondo arabo. A suo parere c’è una connessione ideologica fra l’anticomunismo e l’islamofobia ?

R. Sicuramente il capitalismo e l’imperialismo Usa hanno minato la convivenza fra etnie portatrici di culture diverse. Gli Usa hanno appoggiato i colpi di Stato in America Latina impedendone lo sviluppo, assicurandosi petrolio e risorse, spogliando questi popoli delle ricchezze a vantaggio dei generali golpisti e delle multinazionali. Come si può giustificare tutto questo, in nome dell’anticomunismo? L’anti-islamismo, oggi, ha per gli Usa la stessa funzione.
Gli Usa oggi appoggiano i regimi dittatoriali nel mondo arabo così come ieri appoggiavano criminali come Pinochet e altre dittature militari in America Latina in nome dell’anticomunismo. Bisognerebbe invece lavorare per assicurare, al contrario, istruzione, sanità e democrazia, e invece anche i più semplici bisogni delle persone non vengono garantiti, non solo, ma vengono sistematicamente calpestati anche i più elementari diritti dell’uomo.
L’Islam invece vuol dire giustizia, rispetto dei diritti altrui, quindi queste dittature non hanno nulla a che fare con l’Islam stesso ma vogliono solo legittimare il loro potere.
Di sicuro, da un certo punto di vista, l’islamofobia ha le stesse radici ideologiche dell’anticomunismo, perché i gruppi che ne traggono vantaggio sono sempre gli stessi. Siamo governati da un governo occulto che vuole sottomettere i popoli.
Oggi gli Usa – ad esempio – sfruttano l’ISIS da loro stessi creato, per costruire il cosiddetto “nuovo” medio-oriente allineato con i progetti egemoni sionisti. Insomma, il mondo arabo viene rimodellato sulla base della costituzione di tanti piccoli Stati asserviti al neocolonialismo occidentale.
Israele vuole che l’ ANP (Autorità Nazionale Palestinese) riconosca lo stato sionista in quanto Stato per soli ebrei, ma questo è un concetto razzista perché esclude oggettivamente gli arabi. E intanto Israele  continua a erigere muri, distruggendo tutti i quartieri arabi, sia islamici che cristiani, obbligando le popolazioni locali a fuggire.
Dobbiamo opporci con forza a questo progetto.

D. In America è stato teorizzato lo scontro di civiltà fra Occidente e Islam. In conseguenza di ciò, USA e Israele hanno dato vita ad  una guerra preventiva ideologica che ha preceduto l’aggressione militare vera e propria. Le chiedo: in un paese come l’Italia, che peso hanno avuto giornalisti e scrittori come Oriana Fallaci e Magdi Allam nell’egemonizzare e condizionare culturalmente le masse? Quanto ha contribuito la letteratura di guerra della Fallaci nel creare un insieme di luoghi comuni difficili da eradicare? Crede che la situazione di degrado culturale e di disinformazione nel nostro paese abbia raggiunto un alto livello di gravità?

R. Penso che nei paesi occidentali, quindi anche l’Italia, ci sia una crisi di valori molto profonda. C’è un progetto ben consapevole e lucido che ci ha portati in questa situazione. Oggi, ad esempio, la famiglia è scomparsa, non esiste più.  E se non c’è più la famiglia allora non c’è neanche più amore; questo modello di società li esclude entrambi.
Oriana Fallaci è stata inquadrata per diffondere questo tipo di mentalità americanizzante. E Magdi Allam chi è? Una persona comune che diventa all’improvviso vice-direttore del più grande quotidiano italiano. Come è potuto accadere tutto questo quando ci sono uomini e giornalisti di grande cultura che non riescono a trovare un inserimento adeguato? Anche Magdi Allam è stato inquadrato per diffondere paura e ostilità verso l’Islam. Questo è il suo compito conforme ad un progetto preciso. E qui mi viene in mente un libro dal titolo eloquente: “Giornalisti comprati”, scritto da Udo Ulfkotte, uno dei più importanti corrispondenti esteri del più prestigioso quotidiano tedesco: “Frankfurter Allgemeine”, dove ha dichiarato di essere stato pagato dalla CIA per 17 anni e che insieme ad altre centinaia di persone ha lavorato per favorire la Casa Bianca.
Le persone devono combattere tutto questo studiando, informandosi, riflettendo. Il Capitalismo, che agisce in maniera selvaggia non rispettando certi valori e regole, vuole ridurre l’uomo a uno strumento di produzione e di consumo, per conformarlo ai “valori” delle società consumistiche come quelle americane.
L’Italia ha potuto mantenere una sua autonomia grazie all’opera e al lavoro politico di grandi statisti che avevano il senso della patria  e dello stato. Ora questi grandi leader non ci sono più ed è anche per questo che l’ignoranza avanza favorendo la corruzione che è tipica dei paesi totalitari. C’è una crisi di valori; quali sono oggi le persone che godono della pubblica ammirazione? Quelle che ostentano ricchezza e vivono di apparenza. Il nostro compito è opporci a questo processo, attraverso l’informazione e la crescita culturale e morale delle persone.

D. Ci parli dei rapporti fra colonialismo occidentale, wahabismo e sionismo. Qual è la sua opinione sul fenomeno ISIS? Le chiedo in particolare di approfondire questo aspetto: rappresentanti del Likud (partito di destra israeliano) continuano a fare visita a questi terroristi lungo il confine siriano offrendo loro assistenza medica e logistica. Possiamo dire che l’ISIS faccia gli interessi di  Israele? Insomma, quanto e in che modo, oggi, l’ISIS è funzionale allo stato israeliano ?

R. Di certo l’ISIS non rappresenta l’Islam. Ci sono tanti versi del Corano e detti del profeta che affermano ad esempio che quando un soldato si arrende o viene catturato non può essere ucciso. Ed i civili non solo non devono essere uccisi, ma devono essere addirittura difesi e non maltrattati. I video divulgati dai mass media occidentali servono a trasmettere questo messaggio: ”L’ISIS rappresenta l’Islam e quindi i musulmani devono essere combattuti in quanto sono potenziali terroristi”. Questa guerra servirebbe anche agli USA per disfarsi delle armi accumulate nei loro magazzini, una guerra funzionale alla creazione di ciò che Condoleeza Rice chiamò il “nuovo medio oriente”. Israele, nell’ambito di questo progetto, diventa una super-potenza regionale; è quindi evidente che ad Israele serve l’ISIS come rappresentazione di un Islam pericoloso. Faccio una domanda: ”Chi arma questi gruppi terroristici ? E chi acquista il petrolio che loro vendono a bassissimo prezzo? Sicuramente sia le armi che il petrolio devono per forza passare attraverso i confini di Iraq e Siria con uno o più Paesi della cosiddetta alleanza per combattere l’ISIS. E come mai molti feriti dei cosiddetti gruppi islamici che combattono in Siria e in Iraq vengono curati negli ospedali israeliani?

A cura di Stefano Zecchinelli con la collaborazione di Silvia Franceschini.
http://www.linterferenza.info/esteri/salameh-ashour-islamofobia-arma-di-ditrazione-di-massa/


 

SIONISMO: PURCHE' NON SE NE PARLI - di Diego Siragusa

I grandi mezzi di comunicazione si rifiutano di recensire il primo volume della trilogia di Alan Hart: “SIONISMO: IL VERO NEMICO DEGLI EBREI”, me lo ha comunicato l’ufficio stampa dell’editore Zambon. 

Si tratta di un’opera che ho tradotto e introdotto per i lettori italiani. Un atto d’accusa documentatissimo sui metodi adottati dai sionisti per spartire la Palestina all’Onu ricorrendo a minacce e pressioni. Un capitolo e’ dedicato al suicidio “incredibile” del Segretario alla Difesa americano James Forrestal, l’unico dei ministri vicini al presidente Truman che si era fermamente opposto alla spartizione della Palestina e alla costituzione dello stato alieno di Israele. Quest’opera integra il mio precedente lavoro che riguardava IL TERRORISMO IMPUNITO con testimonianze e documenti di prim’ordine. 

Alan Hart era amico intimo di Golda Meir e Yasser Arafat. Conoscitore come pochi del Medioriente , ha scritto un’opera monumentale che tutti dovrebbero leggere e sulla quale , in una societa’ veramente libera, si dovrebbe fare un’aperta discussione. Così non e’. Qualche giorno fa, una mia amica giornalista che lavora per un grande giornale, ha voluto scrivere un articolo su questa censura subdola che colpisce il libro. Ebbene, i responsabili di redazione le hanno respinto l’articolo. 

Ormai e’ evidente che raccontare la verita’ sul sionismo, sugli ebrei e sul governo criminale di Israele e’ proibito in quasi tutti i paesi occidentali. Questo e’ il sionismo e il suo progetto di dominio del mondo. Il filosofo Gianni Vattimo mi ha confidato che, da quando e’ un attivo sostenitore della causa palestinese, i giornali, in particolare LA STAMPA di Torino, non pubblicano piu’ i suoi articoli. Quindi, che fare? L’unica via consiste nell’uso capillare della rete e dei siti web per un’azione sistematica di controinformazione . Ormai radio, TV e grandi giornali sono controllati dai sionisti e dai loro obbedienti maggiordomi. 

Diego Siragusa





Ilan Pappè. “Destra e sinistra israeliana non hanno mai fatto i conti con la propria natura coloniale”di Sergio Cararo

Articolo scritto da Sergio Cararo.





Nonostante l’intervento a gamba tesa della lobby sionista sull’Università di Roma Tre, si è tenuta lo stesso la conferenza “Europa e Medio Oriente oltre gli identitarismi” con lo storico israeliano Ilan Pappè.  Gli organizzatori – tra cui diversi docenti delle università romane, hanno dovuto cambiare la location. Dall’iniziale aula in piazza Campitelli al centro congressi di via dei Frentani gestito dalla Cgil. L’aula della conferenza alle 14.00 era già strapiena e con posti in piedi. E’ stata approntata un’altra sala con un collegamento audiovisivo con la sala principale ed anche questa si è rapidamente riempita. Insomma sul piano della partecipazione – moltissimi i giovani – un risultato importante che potrebbe spegnere la boria dei sionisti nostrani per aver ostacolato la conferenza con Ilan Pappè.
L’atteso intervento dello storico israeliano, preceduto da altri molto interessanti tra cui quello dell’antropologa dell’università di Londra Ruba Salih e seguito da quello di Moni Ovadia, è stato una sorta di lectio magistralis per capacità di sintesi e profondità.
Pappè è partito da una importante differenza tra colonialismo e insediamento coloniale (settler-colonialism). Questo secondo caso si ha quando si colonizza un altro paese e “ci si reinventa come abitanti del paese che è stato colonizzato”. Casi come questi sono quelli avvenuti in passato negli Stati Uniti, in America Latina, Australia e Nuova Zelanda. Ma i due casi recenti di insediamento coloniale sono proprio il Sudafrica e la Palestina.
Su questi temi, secondo Pappè, spesso il dibattito accademico  è stato più avanzato di quello messo in campo dagli attivisti per la Palestina o della stessa campagna Bds (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) verso Israele. Solo guardando alle cose con questa visione si può discutere correttamente del sionismo. “Quella dell’insediamento coloniale è oggi la mentalità di Stato in Israele… il sistema politico israeliano – di destra e di sinistra – non ha mai fatto i conti con la propria natura coloniale” ha affermato Pappè.
La differenza tra ospiti e invasori, la prima come pretesa anche del sionismo “di sinistra” – racconta Ilan Pappè -  è stata al centro di una fitta corrispondenza tra il sionista di sinistra Martin Buber e Gandhi, nel  tentativo di arruolare quest’ultimo a sostegno del sionismo. Ma Gandhi non si è fatto trascinare dall’invito di Buber, al contrario gli ha spiegato che un ospite è tale fino a quando non pretende di invaderti la casa. Un vizio di fondo che, secondo Pappè,  è presente  anche nei sionisti di sinistra di oggi che continuano a discutere solo in termini di “concessioni” ai palestinesi.  Una visione unilaterale che ha condizionato anche i processi di pace da Oslo in poi e che alla fine è diventata conveniente anche per molti europei e molti palestinesi per non affrontare i nodi della questione. I palestinesi invece sono consapevoli del peso del sionismo e degli insediamenti coloniali. “In Israele e in Palestina ormai siamo alla terza generazione di coloni e di palestinesi  sotto l’occupazione”. Ma per gli israeliani “l’obiettivo è di avere più Palestina possibile … con meno palestinesi possibile, rinchiudendoli in quelli che ormai sono dei Bantustan”.
Ilan Pappè è poi entrato nel merito anche della questione “politica”, affermando che quando “politica e realtà non coincidono, diventa difficile avere una strategia”. “Quella dei due popoli per due stati appare così una prospettiva percorribile, mentre a Gaza pensano che sia meglio proseguire con la resistenza armata”.
Infine Pappè ha posto l’attenzione su tre nodi:
-          Il primo è il focus sui diritti civili e umanitari dei palestinesi piuttosto che sui diritti nazionali e religiosi, perché in questa dimensione può essere coinvolta anche Israele
-          Il secondo è il futuro dei coloni israeliani. Quella dei palestinesi non ha niente a che fare con la religione ma è una lotta anticolonialista
-          Il terzo è che le università e il dibattito accademico non devono avere paura di parlare di sionismo o della pulizia etnica del 1948, perché una discussione vera su questi temi consentirebbe anche ai giornalisti e ai media di poter scrivere su questa materia con meno condizionamenti.
Una relazione decisamente interessante quella di Ilan Pappè sulla quale ci sentiamo di segnalare un punto, se non di dissenso quantomeno di approfondimento. Se il focus infatti diventano i diritti civili e umanitari dei palestinesi si corre il rischio – che si è cercato di contrastare in questi anni – di ridurre la questione palestinese ad una dimensione umanitaria piuttosto che politica. Una visione questa che ha aumentato i consensi nel mondo della solidarietà internazionale ma anche in settori del movimento palestinese a fronte delle difficoltà dell’opzione politica della liberazione nazionale. Quella mancata convergenza “tra politica e realtà” segnalata appunto da Pappè che ha reso via via più silente il progetto politico nazionale palestinese dopo la repressione violenta della Prima e della Seconda Intifada, sembrerebbe così realizzare quel “politicidio” dei palestinesi denunciato giustamente da Baruch Kimmerling. Obiettivamente l’opzione politica palestinese si è manifestata con maggiore determinazione lì dove pure l’emergenza umanitaria è più forte, cioè a Gaza, ma si è manifestata attraverso la rappresentazione dell’islam politico in tutte le sue sfaccettature, incluse le peggiori. Al contrario in Cisgiordania tende a prevalere la contaminazione dell’opzione civile e umanitaria come dimensione prevalente del problema palestinese.  Il tentativo dell’Olp di rompere l’assedio e la bantustanizzazione dei palestinesi attraverso il riconoscimento nelle sedi internazionali (Assemblea plenaria delle Nazioni Unite, Corte Penale Internazionale) è una strada che va perseguita con determinazione. A tale proposito, merita essere segnalato che il 19 febbraio il Parlamento italiano dovrebbe essere chiamato a pronunciarsi sul riconoscimento dello Stato Palestinese dopo il rinvio della discussione avvenuto alcune settimane fa. Sarà una occasione importante per verificare se la questione palestinese ha ancora la forza di porsi come questione politica anche nell’agenda italiana.
Una seconda osservazione va indirizzata invece al mondo accademico e universitario che anche in questa occasione ha dovuto fare i conti con le pesanti ingerenze della lobby sionista. Il successo e l’interesse tra molti giovani e studenti per la conferenza con Ilan Pappè – e la sua stessa esortazione nel terzo dei suoi punti elencati come decisivi - sta a lì a dimostrare quanto possa essere importante un impegno sistematico dei docenti e del mondo accademico nel dibattito su tali questioni. Occorre una grandissimo coraggio e una capacità di tenuta non indifferenti per resistere all’ostracismo e alle ingerenze sioniste anche in questi ambiti, ma una battaglia di verità e di libertà merita sempre di essere combattuta e di pretendere il sostegno reale e non formale di chi ne comprende il valore.

Sergio Cararo 
http://contropiano.org/articoli/item/29197





ITALIA: RICONOSCIMENTO ILLUSORIO DELLO STATO DI PALESTINA. di Silvia Franceschini

Riconoscimento dello Stato di Palestina: solo in Italia, il Paese dei balocchi, poteva accadere un evento straordinario di questa portata! In genere e come la natura delle cose richiede, in occasione delle votazioni, quando esistono due parti politiche con pareri differenti che non riescono a trovare un accordo, ci si affida alla maggioranza.
Pertanto, il PD aveva pensato bene di rinviare la votazione alla Camera, pur essendo, a loro dire, a favore del riconoscimento dello stato palestinese, non specificando in che modo! L'unico problema è che non c'era un accordo in Parlamento (non è una novità)..SEL, M5S e PSI volevano un riconoscimento unilaterale, mentre il Nuovo Centro Destra voleva il riconoscimento al negoziato con Israele. Risultati della maggioranza: UNA MAGGIORANZA ha votato a favore di SEL, M5S e PSI...e L'ALTRA MAGGIORANZA ha votato a favore di NCD!! Risultato finale? L'Italia ha fatto fessi e felici sia i palestinesi che gli israeliani, e nessuno s'è ingrugnato.
Silvia Franceschini






Egitto: "Hamas organizzazione terroristica". Considerazioni di Sulaiman Hijazi

 

 "Il nostro movimento della resistenza che ha combattuto e continua a combattere in Palestina 
( HAMAS) viene considerato in Egitto come un movimento terroristico,così come lo è per Israele, questi atti contro la resistenza continuano a dimostrare che Gaza è l'unica nostra strada per arrivare alla libertà e dimostra che purtroppo abbiamo un

nemico che è un mostro e prende ordini da Israele e America ,il solito cane che segue gli ordini,al sisi ha chiuso il valico di Rafah e continua a farlo sperando che il popolo a Gaza faccia una rivolta contro la resistenza,ma non sanno che siamo un popolo disposto a morire per tornare libero e siamo un popolo dignitoso ,purtroppo la situazione è drammatica a Gaza ma usciremo presto inchallah più forti nonostante tutti questi complotti e ingiustizie , sempre con la resistenza".

Sulaiman Hijazi






LA STORIA INFINITA 67 - di Silvia Franceschini


        Sheik Jarrah, Gerusalemme Est: ieri pomeriggio, 6 marzo 2015, un palestinese che guidava un'auto, avrebbe ferito 5 soldatesse israeliane mentre aspettavano l'autobus ad una fermata (due unghie spezzate, tre extension staccate, maglietta strappata, tacco della scarpa rotto, orecchino perso, ndr!); 
il palestinese è stato ferito gravemente appena sceso dall'autovettura. Il portavoce della polizia, Micky Rosenfeld: "ATTO TERRORISTICO"! Il portavoce di Hamas: "È una reazione naturale ai crimini del
nemico"!
E la storia si ripete da quasi 70 anni...Israele si preparerà a bombardare il popolo di Gaza, Hamas si difenderà lanciando i razzi Qassam..Israele dichiarerà: "se Hamas smetterà di colpirci, noi cesseremo di difenderci"..e a Gaza ci saranno momenti interminabili di panico, terrore, corpi dilaniati
, bambini massacrati..e un paio di Jeep ribaltate e buchi di 10 cm di diametro lungo le strade deserte di Tel Aviv. Il presidente Abu Mazen, solo dopo qualche giorno, chiederà la tregua a Netanyahu, ed El Sisi, dopo altri giorni e dopo aver bombardato altri tunnel a Gaza, farà da tramite per ottenere la tregua.
Silvia Franceschini







Abbas diplomatico, Hamas resistenza vendicativa, Netanyahu demolitore. di Silvia Franceschini

In riferimento ad un tragico avvenimento accaduto a Gerusalemme il 18 novembre del 2014, così scrivevo: 

Il presidente Abbas condanna l’uccisione dei “fedeli” israeliani avvenuta in una sinagoga a Gerusalemme da parte di due uomini del FPLP, freddati a loro volta dalla polizia israeliana. Netanyahu non ha condannato invece l’esecuzione di Yusuf Al-Rumani, un conducente di autobus, padre di due bambini, trovato impiccato domenica a Gerusalemme. L’uccisione dei 6 coloni israeliani è stata spiattellata su tutti i quotidiani e riportata come notizia principale sui vari tg; dell’uccisione dell’autista palestinese nessuno sa niente. Hamas definisce questo attentato ai coloni “un atto eroico”, ma questa non è Resistenza, si tratta di vendetta; Israele si vendicherà a sua volta..infatti, l’ultima dichiarazione di Netanyahu e’ stata: “reagiremo duramente”, dimenticando però un particolare: la reazione come risposta all’uccisione dell’autista di autobus c’e’ gia’ stata da parte dei palestinesi. E’ evidente quindi che l’intenzione di Netanyahu non e’ la vendetta bensi’ l’opportunita’ di poter continuare la sua opera di distruzione del popolo palestinese “per giustificato motivo”.

Silvia Franceschini 




Lettera aperta a Claudio Pagliara - di Silvia Franceschini

Era il lontano settembre del 2011, il signor Claudio Pagliara era, tanto per cambiare, corrispondente RAI per Israele. Aveva pubblicato su Facebook una delle sue tante "notizie" sul conflitto israelo-palestinese, erano intervenuti  diversi propalestina che lui aveva definito "HACKER", e si era rivolto a loro scrivendo "non hanno orecchie per ascoltare pur pensadola diversamente". Avevo deciso di scrivere anch'io la situazione reale in Palestina. Ovviamente il mio intervento è stato cancellato e io bannata.


 
"Egregio Signor Pagliara, come vede questa è la mia faccia, questo è il mio vero profilo..non sono un'hacker (credo che lei volesse dire TROLL non hacker!). Nessuno di noi è un troll, siamo tutti veri, non abbiamo assolutamente bisogno di nasconderci. In genere si nasconde colui che ha paura, colui che ha torto..noi non abbiamo nè paura nè torto nel raccontare tutte le verità sulla nostra amata Palestina! La palestina è sotto assedio da 63 anni!! Il governo israeliano sta sterminando l'intera popolazione palestinese..a Gaza la situazione è terrificante: gli abitanti sono ridotti alla miseria più totale: i pescatori non possono più pescare il loro pesce perchè se superano le 3 miglia vengono mitragliati dalle navi militari israeliane; i contadini non possono andare a coltivare le loro terre e se lo fanno devono sbrigarsi altrimenti vengono mitragliati dai soldati israeliani; quel poco cibo che riescono a mangiare sa di gas, tutti i loro indumenti sanno di gas; il governo israeliano continua a dire che la Palestina è terrorista, che Hamas è un terrorista, quando invece Hamas cerca soltanto di difendersi dai continui ed improvvisi attacchi da parte di Israele (Le ricordo i giorni di Piombo Fuso in cui hanno fatto una strage di poveri innocenti utilizzando anche bombe al fosforo bianco e dove le ambulanze non riuscivano nemmeno a prendere i feriti e portarli in barella perchè venivano sparati dai cecchini!), con l'unica differenza che le bombe israeliane lanciate dagli aerei militari provocano dei danni smisurati e le morti di numerosi civili, mentre Hamas ha a disposizione dei piccoli missiletti di ferro lanciati soltanto a mano che non hanno nemmeno la capacità di oltrepassare il confine e il massimo danno che possono provocare è una piccolissima buca larga e profonda solo qualche centimetro!! La Palestina è priva di carri armati, è priva di navi da guerra, è priva di aerei militari..non ha NIENTE, non può difendersi con niente! Durante tutti questi anni di assedio i palestinesi sono stati massacrati, imprigionati, torturati, uccisi..uomini, donne, bambini..tutti! In quella terra c'è stato e vi è tutt'ora l'olocausto, si, esattamente questo, l'olocausto! Quello che gli ebrei hanno subìto dai nazisti durante la seconda guerra mondiale ora lo Stato di Israele lo sta perpetrando sui palestinesi!! Un anno fa una nave turca con a bordo diversi attivisti pacifisti, voleva cercare di raggiungere il porto di Gaza e portare agli abitanti degli aiuti umanitari, ma venne fermata ed assalita durante la navigazione dai corpi speciali dell'esercito israeliano e vennero uccisi 9 attivisti e feriti 50! Quest'anno la Freedom Flottilla ha cercato di fare altrettanto, questa volta con più barche e centinaia di attivisti provenienti da paesi europei e dall'America, ma queste barche sono state sabotate mentre erano ferme al porto della Grecia! I palestinesi non possono nemmeno ricevere aiuti umanitari, non possono nemmeno ricostruire le loro case, le scuole..perchè sono stati privati anche del cemento! Ecco, queste sono solo alcune delle verità che Lei, il governo italiano, la RAI, i telegiornali, i giornali...cercate sempre di seppellire! Come vede sono stata molto civile, non ho offeso nessuno, non mi permetterei mai. Nonostante questo so con certezza che Lei eliminerà comunque tutto quello che ho scritto perchè evidentemente Lei "non ha orecchie per ascoltare pur pensadola diversamente"!

Silvia Franceschini





"La Palestina entra a far parte dell'Aia"..riflessione di Gianluca Cagnani.



La Palestina è entrata formalmente a far parte dei 123 Paesi che aderiscono alla Corte penale internazionale dell’Aia.
Potrà denunciare lo stato israeliano, per i crimini di guerra e contro l'umanità.
E quindi, puntuale come le sue bombe sui civili palestinesi, è arrivata la stoccata sionista.
”La decisione palestinese d’aderire alla Cpi al fine di avviare procedure giudiziarie contro Israele è politica, cinica e ipocrita” ha affermato in un comunicato il ministero degli Esteri israeliano. Cinica ed ipocrita. ......

Davvero non capisco coloro che hanno sempre creduto alla buona fede di Tel Aviv, circa la reale volontà di riconoscere lo stato Palestinese.
Ma cosa aspettarsi di diverso dai criminali della Nakba? Sono armati fino ai denti, anche con il nucleare, e piagnucolano se altri vogliono percorrere la stessa strada. Si lamentano e urlano all'antisemitismo (ma perché? Forse i palestinesi, i libanesi e tanti altri non sono semiti come loro??), tattica settantennale necessaria e funzionale alla vergognosa, schifosa 'industria olocaustica' (cit. Norman Finkelstein), ma intanto sterminano civili, bambini palestinesi, e pretendono di dettare regole sulle modalità del riconoscimento dello stato di Palestina, che in verità NON vogliono (cit. Netanyahu).
Poi si stupiscono di non piacere a tanti....


Gianluca Cagnani 





Ebrei contro l'occupazione: "25 aprile anche con i palestinesi"

Ebrei contro l'oocupazione: "25 aprile anche con i palestinesi"


Ricorre quest’anno il 70° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Noi celebriamo con gioia la fine nel 1945 della mortale oppressione in Italia ed in Europa, e con commosso ricordo celebriamo coloro che hanno combattuto e sofferto e dato il meglio di sé stessi, anche la vita, per ripristinare in Italia e nel mondo le condizioni per una vita fraterna e civile. Tra tutti costoro non distinguiamo per nazionalità: ci è grato ricordarli tutti, italiani, sovietici, jugoslavi, europei occidentali di tutte le nazioni, americani del Nord e del Sud, donne e uomini di tutto il mondo.
Vogliamo qui ricordare anche i Resistenti tedeschi: alcuni come gli studenti della Rosa Bianca che hanno pagato con la vita la loro ribellione alla crudele violenza nazista; ricordiamo con commozione i Bonhoeffer, i Willy Brandt ed altri nomi noti: ma anche coloro che, non inquadrati in nessuna organizzazione conosciuta e rimasti anonimi, hanno nei fatti del loro comportamento personale preparato il risorgere della Germania che oggi fa parte dei Paesi liberi, dopo aver seppellito l’infamia del nazismo. I più anziani tra noi ne ricordano alcuni: la loro umanità è riuscita a resistere all’infamia dell’ubbidienza agli ordini della Nazione governata dal Nazismo, che in quegli anni tragici aveva fatto adepti in molti Paesi Europei, tra cui l’Italia fascista era stata, tragicamente, un precursore.
Con orgoglio ricordiamo che da quella lotta per Libertà, Giustizia ed Uguaglianza è nata la nostra Repubblica Italiana fondata su quei valori, che sono stati sanciti nella Costituzione repubblicana (purtroppo tuttora inapplicata in buona parte), una delle più intelligenti ed umane esistenti. E’ tale proprio perché è stata elaborata dai membri di una Assemblea Costituente eletta dal popolo italiano, dove erano persone che rappresentavano modi di pensare e di sentire la vita della società molto diversi tra loro: tra loro vi erano rappresentanti cattolici di varie tendenze politiche, socialisti, comunisti, liberali. Diversi nel pensare la vita della società civile, ma tutti decisi ad organizzare una società unita da una comune, forte volontà: quella di organizzare un viver civile libero e accettabile per tutti, nel comune intento di cercare insieme, nella concordia e nella pace, le soluzioni ai problemi della convivenza civile. Tutti, dunque, antifascisti: una parola che riassume una serie di valori eticamente e politicamente positivi.
Grazie a questa volontà comune dei Costituenti, la Costituzione che ne è derivata è stata accettata anche da molti Italiani che alla Resistenza non avevano partecipato affatto, per diffidenza o timore, per incomprensione del nuovo che avanzava e dei suoi modi di avanzare, in tutti i campi: dalla lotta di Resistenza ai suoi frutti politici. Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica, lo stabilire il primato dei diritti del lavoro e dei lavoratori, i diritti fondamentali all’istruzione, alla sanità, alla pace con gli altri popoli come imperativo categorico ( art. 11 della Costituzione).
Per noi, il celebrare l’anniversario della Liberazione ha questi significati: che sono incompatibili con l’esaltazione della forza delle armi in costose parate militari. E sono incompatibili anche con la partecipazione di chi non accetti i principi sopra ricordati.
La bandiera di Israele rappresenta il Paese che di continuo ha aggredito ed oppresso il popolo palestinese, e solo pochi mesi orsono ha provocato oltre 2200 morti, per la maggior parte civili, comprese alcune centinaia di bambini: quella bandiera non può sfilare insieme alle bandiere della Liberazione. Mentre onoriamo i combattenti di allora nella Brigata Ebraica che ha combattuto come parte dell’Esercito Britannico nella 2a Guerra Mondiale anche in Italia - così come le migliaia di combattenti arabi palestinesi nell'ambito dell'esercito Britannico (sia all'interno del Palestine Regiment, a fianco di combattenti ebrei palestinesi, che in altre unità) - non possiamo accettare che partecipi alla festa della Liberazione la bandiera di uno stato, Israele, che sta opprimendo da 67 anni il popolo Palestinese, avendogli occupato la Terra e tolto i diritti umani e politici. Non ci stancheremo mai di ricordare che la bandiera di Israele non è la bandiera degli Ebrei, né della religione ebraica: è solo la bandiera di uno Stato oggi oppressore e negatore dei principi della nostra Costituzione.
I partigiani appartenenti a famiglie ebraiche che hanno combattuto nella Resistenza italiana sono onorati come ed insieme a tutti gli altri combattenti italiani della Resistenza: nè loro avrebbero accettato di essere considerati diversi, per l’essere ebrei, dagli altri Resistenti. Avendoli conosciuti, attraverso i loro scritti ed alcuni di persona, pensiamo che si ribellerebbero all’essere separati dai loro compagni di lotta antifascista. 

Rete Eco - Ebrei contro l'occupazione


FONTE: http://contropiano.org/interventi/item/30173-ebrei-contro-l-oocupazione-25-aprile-anche-con-i-palestinesi






"Quello che deve essere detto" - Gunter Grass su Israele ed Iran


                              Gunter Grass (Premio nobel per la letteratura - (Danzica, 16 ottobre 1927 – Lubecca, 13 aprile 2015)


Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt´al più le note a margine.
E´ l´affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un´atomica.
E allora perché mi proibisco
di chiamare per nome l´altro paese,
in cui da anni — anche se coperto da segreto -
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?
Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d´uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l´esistenza di un´unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d´Israele
al quale sono e voglio restare legato
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l´ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi — come tedeschi con sufficienti colpe a carico -
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.
E lo ammetto: non taccio più
perché dell´ipocrisia dell´Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un´istanza internazionale.
Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d´uscita,
e in fin dei conti anche per noi.
(Traduzione di Claudio Groff)






"La Shoah degli ebrei in Israele è una pazzesca invenzione senza base". di Ariel Toaff


"La Shoah degli ebrei in Israele e' una pazzesca invenzione senza base. Israele non vive terrorizzata dall'antisemitismo. La diaspora deve decidere, senza appellarsi ad avvocati difensori di comodo e intercambiabili.
L'occupazione deve finire, indipendentemente dalla serieta' di chi dice di volere la pace e piange le proprie (reali) sofferenze.
L'ebraismo non si riduce ai giorni della memoria, ai pellegrinaggi ad Auschwitz e alla caccia agli antisemiti, veri o presunti.
Se piangi per le tue sofferenze, sappi piangere sinceramente anche per quelle degli altri.
Gli ebrei fascisti esistono, anche se non hanno niente a che fare con la nostalgia per Mussolini. L'intolleranza e' la peggiore malattia degli ebrei "senza se e senza ma" e "amatori di se stessi" oggi. Gli sfrenati esaltatori di Israele "assediata e in pericolo", odiatori di chi parla di pace e di covivenza, sono i peggiori nemici del popolo ebraico (non dico antisemiti, perche' ormai il termine e' stato banalizzato senza rimedio).
Chi si richiama alla Bibbia per prevaricare i diritti degli altri non e' diverso da chi si richiama al Corano o ai Vangeli per prevaricare quelli di noi ebrei.
Chi minaccia e picchia (donne, bambini, avversari) i piu' deboli e' un vergognoso esempio di come l'uomo possa farsi verme.
La causa ideale per la quale spesso taluni amano dire che combattono e' come una bottiglia di profumo, che spesso ha un buon odore (non sempre), ma e' imbevibile in ogni caso per chi non sia un alcolizzato (o un lettore di Informazione Corretta)".


Ariel Toaff  (Rabbino, storico e scrittore italiano)






"Hamas tratta sulla base di tre punti" di Stefano Zecchinelli



"Hamas tratta sulla base di questi tre punti: (1) ritorno ai confini del '67; (2) diritto al ritorno dei profughi; (3) Gerusalemme est capitale. Questo presuppone, ovviamente, la desionizzazione di Israele dato che Hamas non riconosce Israele in quanto Stato ebraico, vale a dire Stato razzista per soli ebrei. Ci sono, invece, componenti antimperialistiche - Brigate Al Qassam, Jihad islamica, Fplp - che fanno coincidere (giustamente !) Israele con il sionismo, quindi, sono per uno Stato unico palestinese, Stato arabo-ebraico ( quindi la decolonizzazione della Palestina storica non è incompatibile con il riconoscimento dei diritti nazionali degli ebrei ), democratico ed antirazzista. La stessa linea fu del fondatore di Hamas, il martire Ahmed Yassin. Questa seconda linea a me sembra la più coerente".

 Stefano Zecchinelli





Lega, alleanza con Netanyahu. E Salvini prepara il viaggio in Usa. di Alberto Maggi


"Nonostante le posizioni personali dobbiamo supportare Netanyahu e il suo governo perché è stato eletto democraticamente", ha affermato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, intervistato dalla tv israeliana i24 News. "Netanyahu sa cosa fare e sono sicuro che vuole la pace in Medio Oriente, che significa pace nel Mediterraneo. Anche per questa ragione, ho incontrato il premio Nobel per la pace Shimon Peres". Dietro le parole del Governatore si cela nuova strategia del Carroccio. Con la guida di Matteo Salvini c'è stato prima l'accordo strategico con Marine Le Pen e ora una sorta di unità di vedute con la destra israeliana. Il tutto nell'ottica delle sempre più aspre critiche del leader leghista a Barack Obama, certo non amico di Netanyahu, con l'ipotesi di un viaggio ufficiale dello stesso Salvini a Washington per incontrare i big repubblicani. Insomma, le parole di Maroni confermano una svolta del Carroccio anche a livello internazionale. Alleati di Putin, del Front National e della destra israeliana e americana.

 Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74) per Affaritaliani.it


FONTE: http://www.affaritaliani.it/politica/maroni-lega-israele-360693.html?refresh_ce





La coerenza che Erri De Luca non ha. Silvia Franceschini

Come scrisse Vittorio Arrigoni riferendosi ad Erri de Luca, Roberto Saviano e a Marco Travaglio.."Auguro a questi tre sionisti una malaria incurabile: la coerenza". Già, la stessa coerenza che porta Erri de Luca a lottare eroicamente al fianco dei NO TAV, ma che è a favore di Israele. Chi è con Israele non avrà mai la mia solidarietà per le altre cause per cui lotta.
È pura ipocrisia parteggiare per un paese che rappresenta la più grande ingiustizia su questa terra e poi lottare soltanto per la giustizia nel nostro Paese.




Erri de Luca:
"Un muro che separa, fa male ma non è fame. Le serre degli insediamenti ebraici smantellati a Gaza sono state distrutte dalla proprietà palestinese reintegrata nei suoi territori. Non è mossa di fame. La legittima elezione di Hamas al governo della Palestina ha delle conseguenze internazionali come il taglio dei fondi di paesi esteri ma non è assedio, non è Sarajevo".


Silvia Franceschini 





Israele, Obama mai così duro: “Parole di Netanyahu rendono più difficile la pace” di Roberto Festa su "Il Fatto Quotidiano"

Il giorno prima del voto del 17 marzo il premier israeliano aveva affermato che “con me come premier, non ci sarà uno Stato palestinese” con lo scopo di raccogliere il voto della destra dei coloni, dei nazionalisti, degli ortodossi religiosi. Parole che, afferma il capo della Casa Bianca, “confliggono con la natura più profonda della democrazia israeliana”.

 
Chi avesse creduto, o sperato, in un mutamento di rotta nei rapporti tra Barack Obama e Benjamin Netanyahu dopo le elezioni israeliane, si deve ricredere. In un’intervista all’Huffington Post pubblicata sabato, Obama dice che le affermazioni fatte dal premier israeliano nelle ultime ore della campagna elettorale “rendono più difficile” il percorso verso la pace e “confliggono con la natura più profonda della democrazia israeliana”. Mai, nel passato, un presidente americano era andato così a fondo nel criticare la politica di un primo ministro israeliano.
Obama ha atteso due giorni pieni prima di telefonare a Netanyahu e congratularsi per la vittoria elettorale. Un segno che lo “sgarbo” compiuto da Netanyahu con il suo discorso al Congresso Usa – invitato dai repubblicani senza passare per la Casa Bianca – non è stato dimenticato. Nell’intervista, Obama comunque rivela che la telefonata a Gerusalemme non è stata di pure congratulazioni. Anzi. Il presidente americano si sarebbe lanciato in una critica piuttosto articolata di quanto detto da Netanyahu in campagna elettorale, sino a paventare la possibilità che l’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti di Israele, soprattutto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, potrà cambiare.
 Obama si sarebbe anzitutto lamentato con Netanyahu per le affermazioni contrarie alla soluzione dei “due Stati”. “Gli ho fatto presente che, considerate le sue dichiarazioni pre-elettorali, diventa difficile trovare un percorso che permetta di credere che i negoziati sono possibili”, ha spiegato Obama. Il giorno prima del voto Netanyahu aveva affermato che “con me come premier, non ci sarà uno Stato palestinese”; un’affermazione che aveva lo scopo chiaro di raccogliere il voto della destra dei coloni, dei nazionalisti, degli ortodossi religiosi, e che il premier, una volta vinte le elezioni, ha in qualche modo ritrattato, spiegando di essere a favore della soluzione dei due Stati, “se le condizioni sul terreno lo permetteranno”.
Obama mostra di non aver gradito le oscillazioni a caccia di voti di Netanyahu precisa: “Bene, prendiamo le sue parole per buone quando dice che uno stato palestinese non nascerà mai durante il suo periodo come primo ministro, e a questo punto dobbiamo valutare quali altre opzioni sono disponibili per far sì che nell’area non si sviluppi una situazione caotica”. Obama va ancora più in là e spiega che quanto promesso da Netanyahu a coloni e religiosi non può in nessun modo essere accettato dall’amministrazione americana: “Non si può accettare un perpetuo status quo, che allarghi gli insediamenti – semplicemente questa non è una ricetta che garantisca la stabilità della regione”.
Gli accenti più duri Obama li trova sul tema dell’appello – che molti in Israele hanno bollato come “razzista” – fatto da Netanyahu agli elettori di destra il giorno delle elezioni. Per convincerli ad andare ai seggi, Netanyahu aveva lanciato l’allarme sugli arabo israeliani “che vanno a votare in massa”. “Abbiamo fatto presente a Netanyahu – dice ora Obama – che questo tipo di retorica è contraria alle migliori tradizioni di Israele; che sebbene Israele è stata fondata sulla necessità di una patria per gli ebrei, la democrazia israeliana si fonda sulla premessa che ognuno nel Paese sia trattato in modo giusto e paritario”. Se questo non dovesse avvenire, chiosa Obama, in quella che è forse la parte più dura e perentoria dell’intervista, “non soltanto si daranno munizioni a coloro che non credono in uno Stato ebraico, ma comincerà a erodersi anche il significato di democrazia nel Paese”.
Nessun presidente americano, nel passato, era mai arrivato a usare accenti così forti nei confronti di un leader regolarmente eletto di Israele; sino quasi a mettere in discussione la natura democratica e pluralistica del progetto politico in corso a Gerusalemme. Nella capitale israeliana, in questo momento, tra i politici, sui media e nelle élite culturali e sociali è in corso un dibattito su dove questa ormai manifesta insofferenza di Washington potrebbe condurre. Escluso che gli Stati Uniti possano ripensare l’aiuto alla Difesa di Israele – 3 miliardi di dollari all’anno – l’ipotesi più probabile è che l’amministrazione Usa possa ammorbidire la sua opposizione al riconoscimento dello Stato palestinese. L’ipotesi, fantascienza sino a qualche mese fa, appare ora una possibilità, soprattutto se i rapporti personali tra Obama e Netanyahu dovessero continuare a precipitare. Per il governo israeliano, a questo punto, una possibile via
d’uscita verrebbe soltanto dal prossimo, convulso inizio della campagna presidenziale Usa, e dall’arrivo sperato alla Casa Bianca nel 2016 di un presidente repubblicano.


di Roberto Festa "Il fatto Quotidiano"

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03/22/israele-obama-mai-cosi-duro-parole-netanyahu-rendono-difficile-pace/1527383/





ISRAELE. Netanyahu stravince le elezioni - NENA NEWS



di Michele Giorgio

Gerusalemme, 18 aprile 2015, Nena NewsBenyamin Netanyahu non ha vinto, ha stravinto le elezioni legislative israeliane. Il suo partito, il Likud, ha conquistato 29  seggi (potrebbero salire a 30 con la conta dei voti dei soldati), mentre Campo Sionista del suo rivale, il laburista Yitzhak Herzog, solo 24.
A questo punto, secondo i media e contro gli exit-poll che ieri sera alla chiusura delle urne avevano dato i due partiti avversari alla pari, Netanyahu è in grado di formare una maggioranza solida con i suoi partner della destra estrema. Il partito centrista Yesh Atid, forte di 11 seggi, peraltro non esclude di entrare nella nuova maggioranza guidata dal Likud e altrettanto potrebbe fare Kalanu (10 seggi), il partito guidato da Moshe Kahlon, rappresentante della cosiddetta destra sociale, al quale qualche giorno fa Netanyahu aveva offerto il ministero delle finanze.
“Sono fiero per la grandezza di Israele, Ora dovremo formare subito un governo nazionalista forte e stabile”, ha detto Netanyahu escludendo definitivamente l’ipotesi di esecutivo di unità nazionale che si era affacciata ieri sera su proposta del capo dello stato Reuven Rivlin. Il vincitore ha già preso contatto con i leader della destra con i quali intende dare vita alla nuova coalizione. Netanyahu potrà contare anche su Yisrael Beitenu, il partito antiarabo del ministro degli esteri Avigdor Lieberman che, dato dai sondaggi fuori dalla Knesset, ha conquistato invece sei seggi. “Per noi è una vittoria”, ha commentato Lieberman “nonostante il tentativo di grandi forze di annientarci. Nessun altro partito sarebbe sopravvissuto a questa battaglia. Non è stata solo una lotta politica, siamo stati di fronte ad un annientamento mirato di un intero gruppo politico. Ci siamo confrontati contro grandi forze. Molti, anche nei media, hanno fatto fronte comune per eleminarci, ma non ci sono riusciti”.
Il terzo gruppo parlamentare alla Knesset sarà la Lista Araba Unita, con ben 14 seggi. Un risultato mai raggiunto che offre alle formazioni politiche che rappresentano la minoranza palestinese (20% della popolazione) in Israele la possibilità di mettere in piedi una opposizione forte all’offensiva, anche legislativa, della destra guidata da Netanyahu contro i cittadini arabi.

Tacciono in queste ore Herzog e l’alleata Tzipi Livni, passati dall’illusione della vittoria all’amarezza di una sconfitta quasi umiliante. Forte delusione anche per il Meretz, la sinistra sionista, che con grande fatica ha superato la soglia di sbarramento conquistando il minimo: quattro seggi. La leader Zahava Galon ha annunciato la sua rinuncia al seggio per permettere l’ingresso nella Knesset a Tamar Zandberg, quinta sulla lista presentata alle elezioni e astro nascente del partitino.
   Israele si conferma un Paese di destra, sempre più estrema. I dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese, pur senza proclamarlo pubblicamente, avevano sperato nella sconfitta di Netanyahu. Si annunciano ora nuovi scontri diplomatici, subito, a partire dal Primo aprile quando la Palestina entrerà a far parte della Corte Penale Internazionale e potrà chiedere una indagine per crimini di guerra contro Israele. Tra molti palestinesi in ogni caso si riteneva inutile e persino dannosa la vittoria del centrosinistra che, a loro dire, non avrebbe cambiato la situazione sul terreno, ma avrebbe comunque garantito a Herzog e Livni  il sostegno dei governi occidentali.

Senza dubbio non brinda alla vittoria di Netanyahu neanche il presidente americano Barack Obama che mantienre rapporti personali molto difficili con il leader israeliano. Noto è lo scontro tra i due riguardo al possibile accordo internazionale sul programma nucleare iraniano. Comunque Obama in questi anni non ha mai fatto mancare a Israele l’appoggio decisivo degli Stati Uniti in diverse importanti circostanze alle Nazioni Unite e in altri ambiti internazionali contro i diritti dei palestinesi. Nena News

 http://nena-news.it/israele-netanyahu-stravince-le-elezioni/





TESTIMONIANZA DI Sulaiman Hijazi IMPRIGIONATO NELLE CARCERI ISRAELIANE..


"La prima cosa che ti fanno nell'interrogatorio, oltre a picchiarti e farti stare 
 nudo per lungo tempo in stanze molto fredde ,durante l'interrogatorio fanno entrare soldatesse a vederti nudo ed è successo con me che una di queste stava fumando e ha spento la sigaretta sul mio corpo ridendo,il momento più difficile è quando devi dormire o andare in bagno,hai solo tre minuti in tutto il giorno per andare in bagno altrimenti la fai addosso,invece per dormire sei in una stanza piccolissima ,freddissima e che puzza molto,sei sempre legato anche dentro questa stanza ,arriva ogni tanto un soldato per buttarti acqua fredda,sopratutto se ti vede dormire e poi ti mettono musica altissima per ore ed è un tipo di tortura che usano , la cosa più dolorosa di questi interrogatori è quando ti portano tua mamma davanti o tua moglie per farti confessare cose che non hai mai fatto... quando finisci questi maledetti giorni ,ti portano in una stanza con palestinesi che ti ospitano come un eroe, e ti raccontano tutti la loro esperienza,cosa hanno fatto,senza neanche chiederglielo,quindi molti si fidano e parlano e dopo scoprono che questa stanza è la stanza delle spie ,ed è una delle stanze che hanno fatto più male alla resistenza palestinese ( la stanza dei traditori) Continua..





Iniziamo a chiamare tutto questo con il nome giusto...GENOCIDIO dei palestinesi! Di Silvia Franceschini


Gradirei soltanto che si mettesse fine alle parole "Questione" "Conflitto" o "Guerra" anteposte a quelle "israelo-palestinese". Dire "mi occupo della questione israelo-palestinese" è superficiale quanto riduttivo. Una tragedia immane che a mo' di stillicidio non trova fine da ormai 67 anni, non può e non deve essere riassunta in una semplice "questione".

Dire "guerra israelo-palestinese" è come asserire che uno Stato con un esercito, aerei da combattimento, carriarmati, navi da guerra, missili e bombe..attacchi un altro Stato con esercito, aerei da combattimento, carriarmati, navi da guerra, missili e bombe! Dove l'esercito della Palestina è il popolo inerme; gli aerei da combattimento della Palestina sono gli uccelli e gli aquiloni dei bambini; i carriarmati sono le case distrutte e gli olivi sradicati della palestina; le navi da guerra sono i pescherecci di Gaza; e dove i missili e le bombe sono le pietre lanciate sui carri armati israeliani!

Iniziamo a chiamare tutto questo con il nome giusto... GENOCIDIO dei palestinesi!

Silvia Franceschini



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