martedì 31 marzo 2015

"Per diventare foreign fighter contro l'Is bastano Facebook e mille euro". di Antonio Iovane / Radio Capital

ROMA - “Sei benvenuto tra noi”, mi scrivono le forze curde in Siria prima di spiegarmi la procedura per diventare un foreign fighter in quello che sarà un breve dialogo preliminare colorato dalla propaganda. Mettersi in contatto con le Ypg - le Unità di protezione del popolo - non è stato difficile, è bastata qualche ricerca e un po’ di Facebook, perché è anche dai social network che si combatte la guerra, oggi.

Le Ypg sono nate in Siria per contrastare Assad, e combattono – con risultati importanti – la guerra contro lo Stato Islamico accanto ai curdi del Pkk, mentre ai peshmerga è affidata principalmente la resistenza in Iraq. Entrare nelle unità di protezione del popolo non costituisce reato, il decreto antiterrorismo approvato il 10 febbraio prevede che sia vietato combattere all’estero (da tre a sei anni di carcere) ma c’è una deroga per chi lo fa contro l’Is o, comunque, senza avere “finalità terroristiche”. È con le Ypg che si sono arruolati, da quel che si sa, cinque italiani.





"Entra nelle Ypg, manda i terroristi all’inferno e salva l’umanità" è il messaggio che accoglie l’aspirante “leone del Rojava”, la regione controllata dai curdi a nord della Siria. Tento un abboccamento chiedendo com’è la situazione. E dopo tre ore e mezzo arriva la prima risposta. "La situazione è molto buona. Combattiamo il Califfato per tutta la parte a sud del Rojava, ora".

Quanti sono i combattenti delle Ypg in totale?
"Sono 50mila".

Ci sono molti italiani?
"Qui c’è un po’ di tutto".

Accettate anche donne straniere nelle vostre unità?
"Sì, certo. Le unità di protezione delle donne formano un terzo del nostro esercito".

E allora vengo al punto: l’arruolamento.
Come potrei fare se volessi entrare nelle Ypg?
"Sei benvenuto tra noi. Devi prendere un volo fino a Sulaymaniyah city, in Kurdistan, nel nord dell’Iraq. Ci saranno delle persone ad aspettarti. Ci occuperemo noi di tutto. Devi però prima mandarci una copia del tuo passaporto e, naturalmente, i riferimenti del tuo volo".

E come posso fare per il visto?
"Per arrivare qui non c’è bisogno del visto".

E una volta atterrato a Sulaymaniyah city dove andremo?
"Ti porteremo in auto nella base di Derek city, in Siria, a 6 ore di viaggio e 460 chilometri. Lì c’è una speciale accademia per i combattenti occidentali".

Ma sulla strada c’è Mosul, controllata dall’Is.
"Non passeremo per Mosul, devieremo verso nord".

E una volta uscito dall’Accademia?
"Spetterà a te decidere se andare sul fronte oppure no".

Nel caso in cui decidessi di non stare sul fronte dove starei?
"Sarai dietro, nelle retrovie".

Potrò portare effetti personali con me, per esempio il cellulare?
"No, e non potrai avere con te il cellulare. Ma non avrai bisogno di niente".

Ma sarei libero di lasciare l’esercito quando voglio?
"Nessun problema, potrai andare via quando vorrai".

Cosa succede se un combattente viene rapito dallo Stato islamico?
"Non c’è possibilità che tu venga rapito".

Perché?
"Di questo siamo sicuri. Facciamo in modo che le nostre unità non corrano quel rischio".

Quanto durerà questo conflitto?
"Nessuno può saperlo, sarà molto lunga."

Pensate di vincere contro l’Is?
"Vinceremo. Ma il prezzo sarà alto".

Per partire per Sulaymaniyah city (la città controllata dalle Ypg) il volo al momento più conveniente impiega 13 ore con due scali: Londra e Amman. Per mille euro ci si può ritrovare a combattere contro il Califfato.
Antonio Iovane / Radio Capital 

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